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Uisp Varese: nel carcere di Busto Arsizio "Fuggi, fuggi"

“Fuggi, fuggi” è l’ironico sottotitolo che l’Uisp Varese e l’area attività della casa circondariale di Busto Arsizio hanno dato alla terza edizione di questa particolare "Vivicittà" che si è corsa lunedì 7 novembre. Alessandra Pessina, del comitato Uisp di Varese ci ha raccontato lo svolgersi della manifestazione.
“Sulle magliette distribuite per la corsa abbiamo voluto giocare con il desiderio di libertà dei partecipanti, pensando ad una simbolica fuga verso la libertà. Vivicittà rientra nel nostro percorso di collegamento tra l’interno e l’esterno del carcere. Oltre alle classiche attività sportive che conduciamo cerchiamo di contaminare il dentro e il fuori: in questo spirito va considerata la partecipazione di venti atleti esterni iscritti a società sportive affiliate Uisp. La casa circondariale di Busto è per soli uomini ma, nel nostro spirito di apertura e contaminazione, abbiamo coinvolto anche due donne tra le esterne”.
Cinquanta persone hanno partecipato a Vivicittà tra detenuti ed esterni. La corsa, su un percorso di quattro chilometri e mezzo lungo il perimetro del carcere, era fissata per l’estate ma per problemi logistici è stata posticipata a novembre. Tutti i partecipanti sono stati premiati con una medaglia, ed i primi tre hanno ricevuto anche un premio sotto forma di abbigliamento sportivo. “I ragazzi non erano allenati, non c’è stato tempo per la preparazione, ma il più veloce tra i detenuti è stato anche il secondo classificato in assoluto, riportando quindi un ottimo risultato. Tutti sono stati molto soddisfatti: è diventata una vera giornata di festa”.
Tra i detenuti erano presenti atleti provenienti da tutto il mondo: Ecuador, Marocco, Paraguay, Panama, Estonia, Repubblica ceca, Nigeria, Argentina, Santo Domingo e Italia.

Questo evento rientra nelle attività che tradizionalmente svolgete nelle carceri?
“Sia con la casa circondariale di Busto Arsizio che con quella di Varese attiviamo una serie di attività che vanno dallo sport, come calcio e tennis, a corsi per istruttori sportivi o arbitri, fino ai laboratori ludico-creativi che mirano a facilitare l’interazione dei detenuti con i bambini: diventano, infatti, gli animatori delle varie feste che si tengono durante l’anno”.

Riproporrete Vivicittà anche per l’edizione 2012?
“Certo. Purtroppo dalla prima edizione del 2003 abbiamo dovuto interrompere per degli interventi strutturali che sono stati praticati all’interno del carcere, poi abbiamo ripreso nel 2009. Per il 2012 abbiamo pensato di trasformare la gara in una staffetta a sei: parteciperanno squadre formate da due detenuti, due esterni uomini e due esterne donne. Vogliamo fondere il più possibile l’interno con l’esterno e trasmettere l’idea che stare dentro o fuori è una questione di opportunità che la vita ci ha offerto. Comunicare ai partecipanti l’importanza del lavoro in squadra e dell’impegno personale anche a favore degli altri”.